Giovedì 3 Novembre 2005 - 21:00 - Auditorium della Fondazione TESTIMONI DEL TEMPO
Incontro con Bernardo Valli
Inviato Speciale - "Il Mondo in Tasca"
Ritorna anche quest'anno la rassegna I testimoni del tempo, serie di incontri in seno ai quali viene offerta l'opportunità di confrontarsi con personalità di spicco del panorama intellettuale ed economico italiano.
L'incontro di apertura dall'edizione 2005 dell'iniziativa si è aperto ieri sera con le parole del noto inviato di Repubblica Bernardo Valli, da tempo lucido interprete della realtà politica internazionale, da lui sapientemente analizzata tra le righe di numerosi articoli di corrispondenza dall'estero nel corso degli ultimi anni. Il giornalista, introdotto dalle parole dell'assessore alla cultura Alberto Squeri e del critico Eugenio Gazzola e sollecitato dalle domande della giornalista di Libertà Angela Marinetti, si è fatto ieri sera protagonista di un interessante intervento intitolato Il mondo in tasca. Ha ospitato l'incontro l'ormai consueta cornice de I testimoni del tempo, l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Dopo il saluto dell'assessore Squeri, che ha sottolineato con piacere la ripresa della rassegna curata da Gazzola e ha espresso il suo piacere per la presenza di Valli, ha preso la parola Gazzola, che ha sottolineato la finezza della penna di Valli, il suo essere - come già altrove detto - una sorta di «principe degli inviati».
Angela Marinetti, moderatrice dell'incontro e all'ospite della serata, dalle domande della giornalista incalzato.
Davvero piacevole l'eloquio di Valli, incalzato dalle domande della Marinetti. Gradevole il ricordo della prima esperienza (un pò surreale) da inviato nel '57, in Venezuela; vibrante il ricordo del primo vero spirito giornalistico sorto nel giovane Valli da adolescente, quando «iniziai a viaggiare, a vedere il mondo e in questo modo feci la mia prima vera esperienza professionale, da giornalista, appunto».
Certo molto tempo è trascorso dal 1957, molte cose sono cambiate e certamente anche la professione giornalistica. Al proposito Valli ha dichiarato che forse una delle diversità più grandi sta nei tempi di trasmissione. «Un tempo non si poteva che usare il telegrafo, poi ci fu il teletext; oggi usare questi tempi sarebbe del tutto impossibile! Il nostro era un lavoro molto precario: nella nostra epoca si può letteralmente trasmettere in simultanea. Tra l'altro questo assicura anche il venir meno della censura: oggi davvero il mondo è in tasca, come dice il titolo di questo incontro: sono io, senza intermediari, a trasmettere direttamente le mie notizie. È molto diverso da un tempo ed è la prima volta nella storia!». Ma, lucidamente, Bernardo Valli, mette in luce anche i problemi connaturati a questi tempi: «Un tempo si rimaneva per lungo tempo in una sede estera (se parliamo di inviati) e davvero ci si calava nelle realtà che si era chiamati a commentare, oggi invece si rimane sul posto poco tempo e inoltre c'è il problema della televisione, che supera per tempistica la carta stampata. Del resto il grande vantaggio del giornalismo scritto è l'opportunità di favorire la riflessione e questa rimane prerogativa dell'informazione scritta».
Altro punto cruciale della riflessione di Bernardo Valli è stato quello relativo alla corretta deontologia della professione giornalistica, al problema della «verità del momento»: «Soprattutto in un contesto mediatico come il nostro, così capillare e potente, ritengo che sia dovere del giornalista quello di aggiornarsi e di avere sempre il coraggio di smentirsi. Il giornalismo è infatti legato al presente; pertanto, se in un secondo momento ci si rende conto di aver sbagliato, occorre avere l'umiltà e l'onestà di ammetterlo. Certo ci sono i giornalisti che scrivono il falso, che raccontano vere e proprie favole, ma sono dei criminali e certo non rendono onore alla nostra professione. Il vero giornalista invece dice il vero, e per il vero ammette anche di aver sbagliato».
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