Sabato 14 Gennaio 2012 - Open day - Conservatorio Nicolini - Piacenza Keith Tippett
Musiche Nuove a Piacenza
“Vi sono musiche, versi, quadri, idee scientifiche, attitudini morali, condannati a conservare davcanti alla folla un’irrimediabile verginità.”
Ortega Y Gasset, Musicalia.
“L’amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile”
Theodor W. Adorno, Minima Moralia.
La musica di Keith Tippett (Bristol, 1947) che ascolterete questa sera è difficilmente collocabile sotto una qualche etichetta: potrebbe sembrare musica contemporanea, o free jazz, o avanguardia, forse persino musica sperimentale ma, invero, nessuna di queste accezioni calza il concetto di musica nuova. Musica contemporanea, infatti si contrappone a quella non contemporanea. Il free jazz allude a una forma espressiva più libera del noto genere afroamericano, nella quale il recupero dell’improvvisazione collettiva, pratica comune nell’epoca pre-barocca, in contrapposizione alle degenerazioni del jazz stesso salottiere ed eunuche, ben diverse da quanto Allen Ginsberg stigmattizzo nell’incipit del suo celebre “Howl”, definedo il jazz come nessun altro seppe fare: “Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, isteriche, nude trascinarsi per strade di negri ...”.
Così la citazione di Ortega Y Gasset qui sopra ci ricorda che non occorre essere contemporanei per essere “nuovi”. Ma se per avere pertinenza estetica è sì vero occorra modificare se non inventare un linguaggio, allora è vero che - per esempio - Debussy è “nuovo” ancora oggi a oltre cento anni di distanza dal suo pensiero così raffinato e lungimirante. Keith Tippett è un genio. Un pianista dallo stile personale e colto, band leader, agitatore culturale, un compositore di straordinario acume e talento e ancora più un simbolo per quella musica impavida che ha sempre avuto il coraggio di rinnovarsi e di rinnovare, di aprire una strada alle generazioni future. Declinando verbi sincretici tra jazz e classica, danzando con la gioia di un dipinto di Matisse la nobile, difficile, arte dell’improvvisazione sotto pleniluni imprevedibili, incantato da gesti d’argento vivo, Keith Tippett ancora una volta delinea costellazioni di note in un firmamento dominato dalla purezza spirituale, alla perenne ricerca del nuovo, muovendosi con infinita grazia in un universo dove il tempo, anzi i tempi aion e kronos recuperano arcaici sensi e assumono nuovi significati. Siate onorati di essere qui questa sera. Buon concerto.
Massimo Marchini
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