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Venerdì 19 Ottobre 2018 - ore 21:00 - Teatro Filodrammatici

STABAT MATER

L'Altra scena - FESTIVAL di TEATRO CONTEMPORANEO | 8a Edizione, ottobre 2018

STABAT MATER Lo Stabat Mater è una preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi. Tarantino ne prende a prestito il nome, la figura della Madre e la tematica del dolore. L’autore rende attuale una figura come la Madre del Cristo facendone una sorta di Madonna dei bassifondi: Maria Croce, la protagonista, è una ragazza-madre ex prostituta.

Direi che è proprio il linguaggio o, meglio, questa sua singolare rottamazione, una delle ossessioni e cifre stilistiche di Antonio Tarantino (che è poi stata la fascinazione primaria nel voler mettere in scena questo testo). È il linguaggio di quella marginalità suburbana, dannata, condannata e dimenticata dalla Storia. È la lingua degli ultimi, dei reietti, degli emarginati, degli scarti e detriti della cosiddetta modernità, che non possiedono neanche più una lingua propria (dunque una propria identità) e approdano a una strana, musicalissima e teatralissima pastura linguistica, dove si mescolano il proprio dialetto d’origine (Maria Croce è un’immigrata da un Sud Italia non ben identificato) col dialetto, gli intercalari e le abitudini gergali di una Torino periferica e degradata che Tarantino sa “dipingere” (pittore, prima di diventare drammaturgo) con grande maestria. (...) La regia di questo Stabat Mater si spinge a ridisegnare criticamente una contemporanea commedia all’italiana, dove emergono senza mai imitarli i volti di alcune grandi interpreti femminili che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro immaginario collettivo e che hanno reso grande quella fortunata stagione del nostro cinema. (...) Il teatro di Tarantino necessita di attori fuoriclasse, impegnati come sono a rendere carne e sangue e tradurre in ricercata concretezza e semplicità una scrittura così impervia e funambolica, volutamente priva di punteggiatura e didascalie. Quegli attori speciali che ti fanno ridere mentre stai piangendo, e viceversa.
Giuseppe Marini

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