Sabato 10 Gennaio 2004 - Libertà
Un vestito di immagini per il Requiem
Municipale - Stasera la Messa di Verdi in versione scenica con Machado, Barcellona, Dimitriu, Parodi. Rostropovich sul podio della Toscanini, regia di Pier'Alli
Lo spettacolo che stasera alle 20.30 avrà la sua prima rappresentazione al Municipale come terzo appuntamento della stagione lirica 2003-04 gestita dalla Fondazione Toscanini (turno A di abbonamento) non è un'opera lirica, anche se si tratta di un capolavoro - per molti, "del" capolavoro - del più grande genio del teatro musicale italiano dell'Ottocento. Parliamo della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi, diretta da Mstislav Rostropovich (violoncellista fra i maggiori del Novecento, che da anni alterna con sempre maggior frequenza la bacchetta all'archetto) alla guida della Filarmonica Toscanini, con le voci soliste di Doina Dimitriu (soprano), Daniela Barcellona (mezzosoprano), Aquiles Machado (tenore) e Giovanni Battista Parodi (basso) e il Coro del Municipale diretto da Corrado Casati. Questo spettacolo (che sarà replicato domani pomeriggio alle 15.30 per il turno B di abbonamento della stagione lirica e riproposto martedì 13 alle 21 per la stagione concertistica: il prezzo del biglietto per un posto di platea è di 50 euro nelle serate di oggi e domani, di 30 euro per martedì 13) deve la sua - parziale - inclusione in un cartellone "operistico" per una ragione del tutto particolare: il Requiem verdiano non sarà infatti eseguito nell'abituale forma di concerto (ma in una speciale "versione scenica" ideata da un regista - scenografo - costumista di gran nome come Pier'Alli. Un "abito di immagini" che nasconde i coristi dietro uno spesso velame nero e "nasconde" in costumi neri anche i quattro cantori solisti, concentrando lo sguardo dello spettatore sui volti, spettralmente illuminati, di chi canta e sulle immagini - "violentate" da interventi elettronici che le virano in sgargianti colori primari, le sezionano, le frantumano - di classici della grande arte cristiana più sgomentevole nelle sue raffigurazioni della morte e del dolore: Grünewald, Mantegna, Roger van der Weiden, il Giudizio universale di Michelangelo. Proprio il Giudizio michelangiolesco è uno dei correnti termini di paragone per una musica che unisce una potenza tragica senza pari (basti pensare a ciò che Verdi riesce a inventare sulla Sequentia in cui i versi di Tomaso da Celano ci raccontano gli ultimi giorni: la devastante violenza "cosmica" del Dies irae, le trombe da Apocalisse del Tuba mirum, i dolcissimi contorcimenti - quasi da tenera melodia contadina - del Lacrymosa) a un orizzonte sempre drammaticamente "umano" più che ultraterreno. Dopo la sua prima esecuzione - nel 1874, in memoria di Alessandro Manzoni - alcuni accusarono infatti questa Messa di Requiem di essere troppo "teatrale" e troppo poco "sacra". La risposta migliore è, ancora oggi, quella - fulminante - di un critico inglese: "Se in Paradiso non si ascolta musica come questa, tanto peggio per i Beati!".
Oliviero Marchesi