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Venerdì 6 Maggio 2005 - Libertà

Collegio Alberoni, vitalità immutata

Il saluto delle autorità piacentine e le relazioni dei docenti universitari. Oggi si riprende alle 9. Per 250 anni ha formato le élites culturali e religiose

Il Collegio Alberoni, patrimonio culturale molto significativo del nostro territorio. Ieri pomeriggio alla Cappella Ducale di Palazzo Farnese, nella giornata di apertura del convegno "Al servizio dello Stato e della Chiesa. Le élites e l'eredità culturale del Collegio Alberoni", è stata più volte ribadita l'importanza e la vitalità dell'istituzione fondata dal cardinale Giulio Alberoni per la formazione del clero più di 250 anni fa.
Dell'oggi la presidente dell'Opera Pia Alberoni, Anna Braghieri, ha evidenziato il carattere internazionale e multietnico del Collegio, come esempio mirabile di una possibile integrazione. Il prefetto Alberto Ardia ha insistito sulla finalità educativa dell'istituzione, soffermandosi sulla sessione conclusiva del convegno domani alle ore 10 al liceo Gioia, che vedrà protagonista proprio il contributo dei più giovani. In rappresentanza del Comune di Piacenza è intervenuto l'assessore alla cultura Alberto Squeri, che ha voluto ricordare non solo gli alti prelati e gli intellettuali usciti dalle aule dell'istituzione di San Lazzaro, ma anche "i semplici sacerdoti, chiamati a svolgere la loro missione tra la gente", con un commosso pensiero al compianto mons. Dozza.
L'assessore provinciale alla cultura Mario Magnelli ha parlato del convegno come di "una tappa fondamentale, per il suo proporsi come momento di formalizzazione dell'unità di intenti di un vastissimo fronte istituzionale intorno al comune obiettivo della valorizzazione dell'Istituto", citando l'impegno dell'Amministrazione provinciale per "la salvaguardia del giacimento di valori culturali, etici e civili che il Collegio Alberoni rappresenta".
Dopo i saluti di Maurizio Antonioli, in rappresentanza dell'Università Statale di Milano, di Robertino Ghiringhelli, in rappresentanza dell'Università Cattolica di Milano, di monsignor Domenico Ponzini, in rappresentanza del vescovo, e di Angelo Moioli, coordinatore della sessione, è toccato a padre Luigi Mezzadri, dell'Università Gregoriana, chiarire genesi, obiettivi e finalità del progetto alberoniano, non prima però di aver presentato agli intervenuti il ritratto del fondatore, dalle origini umilissime alle importanti responsabilità come ministro alla corte di Spagna, dalla caduta a causa di una trama di intrighi malevoli (ma anche per la mancanza di una formazione diplomatica e politica) alla costituzione del Collegio, che nacque con una duplice valenza: autocelebrativa ("I piacentini non avevano mai nascosto un senso di fastidio per questo loro concittadino baciato dalla fortuna") e come risposta al bisogno di buone scuole che affliggeva il clero.
Sulle prime 16 camerate del Collegio si è svolta la relazione di Marina Cavallera (Università di Milano), sulla base del manoscritto del Dragoni. Le figure di due famosi alunni, Gian Domenico Romagnosi e Melchiorre Gioia, sono state illustrate da Robertino Ghiringhelli (Università Cattolica) e Carlo Lacaita (Università di Milano), mentre Maurizio Mori (Università di Torino) ha esposto gli argomenti del Gioia a favore del divorzio ("visto - ha spiegato Mori - come un atto di nobiltà morale") e dunque contro l'indissolubilità del matrimonio, naturalmente civile, dato che - ha precisato Mori - sulla scia del Parini, la religione era diventata per l'ex alberoniano "una venerabile impostura".
I lavori proseguiranno oggi dalle ore 9 nella Sala degli Arazzi adiacente il Collegio Alberoni.

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