Venerdì 13 Maggio 2005 - Libertà
Il monastero di Bobbio: centro di cultura e arte
In un libro di Eleonora Destefanis
Rilievi dai complicati intrecci e semplici tegole in argilla, studiati come "significativa espressione del monastero altomedievale e delle sue molteplici valenze, centro di elaborazione intellettuale ed artistica di prim'ordine, ma anche nucleo di organizzazione e gestione di risorse economiche, sia a livello locale che su scala macroregionale, oltre che santuario di richiamo internazionale". E' ad una maggiore comprensione dell'insediamento monastico bobbiese tra i secoli VIII e IX che la ricerca pluriennale dell'archeologa Eleonora Destefanis si è orientata ed ora i risultati cui è pervenuta sono stati pubblicati nel libro "Materiali lapidei e fittili di età altomedievale da Bobbio" (edizioni Tipleco), con contributi di Achille Bottazzi e Barbara Buttaboni. Il volume (circa 350 pagine, arricchite da fotografie e disegni esplicativi) è stato presentato ieri pomeriggio alla Fondazione di Piacenza e Vigevano da: don Angiolino Bulla (direttore Archivi Storici Diocesani), monsignor Giacomo Maina (in rappresentanza della diocesi di Piacenza Bobbio), Gisella Cantino Wataghin (Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro"), Achille Bonazzi e Barbara Buttabuoni (che presso i laboratori chimico-mineralogici dell'Università di Parma hanno eseguito le indagini diagnostiche su alcuni reperti) e dalla stessa autrice. Don Bulla ha evidenziato come il lavoro compiuto dalla Destefanis, di taglio spiccatamente archeologico, sia comunque ricco di aperture ad una ricostruzione delle vicende più antiche del monastero di Bobbio. I pezzi analizzati dalla studiosa sono sia arredi ecclesiastici di indubbio valore estetico (come la lastra funeraria di Cumiano e quelle cosiddette di Attila e di Bertulfo, due abati del primo periodo di vita della comunità fondata da San Colombano), ma anche materiali più umili, come mattoni e tegole, sui quali però artigiani di più di mille anni fa hanno impresso semplici iscrizioni, spesso costituite dal loro nome. Così anche i laterizi possono diventare "nell'ottica scientifica espressione significativa del mondo bobbiese altomedievale". Ulteriori testimonianze si ritrovano in un documento rinvenuto in archivio, redatto all'inizio del secolo scorso dall'archivista monsignor Cesare Bobbi: schizzi di embrici e coppi con relative iscrizioni, ora non più rintracciabili. La Destefanis ha spiegato caratteristiche dei singoli reperti, che le hanno permesso di approfondire la storia del monastero di Bobbio, "uno dei più importanti dell'alto Medioevo europeo", molto studiato - ha spiegato - per quanto riguarda il ricchissimo patrimonio di documenti e codici miniati, ma molto meno per quanto concerne i materiali. La sua ricerca ha cercato di ricostruire anche i luoghi di approvvigionamento e le tecnologie di produzione, cercando di far parlare questi pezzi che sono "le uniche realtà sopravvissute di Bobbio nell'Alto Medioevo". Le pietre utilizzate sono soprattutto calcareniti, arenarie di San Salvatore e marmi. A Bobbio è stato inoltre dimostrato che era presente all'epoca una fornace attiva per la cottura dei laterizi.
ANNA ANSELMI