Sabato 18 Ottobre 2003 - Libertà
Zavoli, cronista di tante avventure della storia d'Italia
Testimoni del tempo - Un pubblico attento e numeroso all'incontro in Fondazione
Il terzo ciclo di incontri di Testimoni del tempo si è aperto ieri sera, presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il giornalista e scrittore Sergio Zavoli.
"Zavoli - ha detto Eugenio Gazzola introducendo l'ospite - con i tanti personaggi straordinari che ha intervistato e le tante avventure di cui è stato cronista, ha visto costruire il nostro presente, è stato testimone e ha dato testimonianza di molta storia d'Italia".
Ad affiancare Gazzola nella conduzione della serata, oltre all'assessore Stefano Pareti, era al tavolo dei relatori ieri sera anche Paolo Dosi, consigliere comunale ed editore dell'Editrice Berti, che ha avuto il compito - come ha dichiarato egli stesso - di rivolgere domande all'ospite sul tema della religione. Zavoli infatti si è spesso occupato di religione, approfondendo con grande serietà una tematica così delicata. "Io mi sono sempre trovato nella condizione privilegiata di poter guardare senza pregiudizi il mondo dei credenti e quello dei non credenti", ha detto il giornalista, che per spiegare com'è diventato "uno che crede tra il sì e il no, un laico ma non laicista", ha raccontato di quando da bambino a Rimini durante una messa "provai una specie di invaghimento, sentii vagamente che mi stava arrivando la fede. Allora feci rapidamente il conto di ciò che mi sarebbe costato avere la fede e realizzai che sarebbe stata un'operazione in perdita; quindi chiesi a Dio di non darmi la fede. Non mi ascoltò, perché pur non essendo un credente in senso tradizionale, credo di credere".
E poiché, come ha spiegato, raccontare un piccolo episodio serve a volte di più che pronunciare lunghi preamboli, Zavoli ha cominciato a questo punto a rispondere a molte domande raccontando aneddoti di cui è stato co-protagonista. Come quella volta in cui ha intervistato madre Maria Teresa dell'Eucarestia, uno dei momenti in cui, per tornare al discorso della fede, "credette di credere". O come quella volta in cui intervistò Bettino Craxi ad Hammamet. L'argomento Craxi e Mani Pulite è stato sollevato da Stefano Pareti, che dopo aver ricordato quell'intervista, "una delle più sincere e drammatiche", ha chiesto all'ospite di esprimere un giudizio su Mani Pulite.
Ancora Pareti, a proposito questa volta di terrorismo, ha chiesto quindi a Zavoli, autore del reportage "La notte della Repubblica", in cui aveva intervistato i carcerieri di Moro, che cosa pensa dell'ultimo film di Marco Bellocchio, che affronta la stessa materia. "Essendo esente dal dovere di andare alla ricerca della verità - ha risposto il giornalista - il regista opera con un procedimento di fantasia e finisce col fissare una verità molto suggestiva e molto lontana da quella a cui sono giunto io con le mie interviste. Il fatto è che i giovani che vedono questo film sono indotti a credere che quella del film sia la verità sul caso Moro, perché la fiction oggi è diventata più vera del vero, perché ci siamo assuefatti a credere che quello che viene detto in modo più accattivante e suggestivo sia più credibile di quello che dicono i Tg". A proposito di interviste, infine, Zavoli si è poi soffermato a parlare di questa forma di giornalismo, a suo parere "la più complessa, la più bella, la più creativa, perché dando la parola all'altro si fa l'epifania dell'altro". "Io non ho mai teso allo scoop - ha spiegato - al far dire all'interlocutore qualcosa che non aveva mai detto, perché trovo che sia più lusinghiero scoprire che egli finisce col dire cose che non sapeva di poter dire". "Il mio - ha concluso - è un mestiere che insegna molte cose, tra le quali, soprattutto, il fatto che bisogna concedere di più al dubbio piuttosto che alla certezza".
CATERINA CARAVAGGI