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Lunedì 30 Maggio 2005 - Libertà

Magnano, piccolo paradiso

Giardini aperti - Inziativa Fai, riuscita tappa al maniero nei pressi di Carpaneto. Visite guidate alle meraviglie del Castello

Il castello di Magnano di Carpaneto: un passato di fortilizio di crinale per il controllo strategico della Valchero, un presente di residenza privata, che ieri ha aperto le porte, grazie alla generosa disponibilità dei proprietari, ad una folla di visitatori, arrivati a piccoli gruppi dal mattino fino al tardo pomeriggio. L'iniziativa Giardini aperti, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il Fai (Fondo per l'Ambiente Italiano), si è così confermata un appuntamento atteso e partecipato. Merito anche delle guide Fai, quattro specializzate nella visita botanica e due sulla parte storica, cui si sono aggiunti il paesaggista Luigi Raja, che ha progettato il giardino del castello, e la figlia Elisa. Con competenza hanno arricchito di contenuti il piccolo tour in un angolo incantevole di verde, compreso all'interno della Riserva Naturale del Piacenziano, e buon punto panoramico per spaziare sull'intera vallata. Già dei Mancassola, dei Volta Landi, degli Scotti e degli Scribani Rossi, il Castello si presenta costituito da due corpi di fabbrica: uno ottocentesco, dai prospetti intonacati color ocra, l'altro, ben più antico, in muratura di sassi del Chero, con parti risalenti al XIII secolo. Frutto di un restauro e di una riprogettazione recente invece il giardino, che non era sopravvissuto al trascorrere del tempo, né è stata ritrovata cartografia che potesse guidare direttamente la mano del paesaggista. Raja ha guardato soprattutto al Medioevo, rievocato nell'hortus conclusus, dove bordure di piante officinali e di fiori contornavano il prato centrale, scherzosamente definito dal progettista pratum italicum, in contrapposizione a quello all'inglese, in quanto rigorosamente formato dalle specie tipiche dei campi delle nostre colline. Illustri superstiti di un passato recente i ciliegi della varietà "Selvaticona di Magnano" del vialetto d'accesso. "Era tipica di questa zona ed abbastanza diffusa tra l'Ottocento e i primi del Novecento" ha spiegato il delegato Fai Silvano Locardi, laureato in agraria e ieri tra le guide botaniche. "La diffusione un tempo era tale che qui a Magnano si teneva la festa della ciliegia". Questo albero, dalla mole imponente e meno produttivo di altri "colleghi", è poi stato abbandonato e ne restano pochi esemplari. La filosofia di fondo adottata dal paesaggista è stata comunque quella di conservare tutto ciò che preesisteva in loco, cercando di inserire le nuove specie senza provocare contrasti eccessivi. Il rispetto per gli antichi "abitanti" arriva fino a preservare la cimballaria, l'erba ruginina, i muschi e i licheni spuntati tra gli anfratti dei muri in pietra. Di grande effetto le macchie gialle di ginestre, ai piedi del fronte sud, il più maestoso del castello. Tra gli intervenuti ieri anche il capo delegazione Fai di Piacenza Domenico Ferrari. La segretaria Giovanna Caldani ha rimarcato quanto l'iniziativa abbia contribuito anche a far conoscere le finalità dell'associazione, che ha registrato nuove adesioni e rinnovi.

Anna Anselmi

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