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Venerdì 29 Aprile 2005 - Libertà

L'eredità di un grande piacentino

Il ricordo

Parte oggi, con la serata biografica a Palazzo Farnese, un ampio evento culturale volto a riscoprire, nel ventennale della morte, gli esiti creativi sula cultura italiana del pensiero del grande psicoanalista piacentino Franco Fornari (1921/1985), organizzato dal Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, in collaborazione con le Istituzioni e i patrocinatori locali. Domani invece, in attesa di più di seicento partecipanti da tutta Italia, l'appuntamento si sposta al Politeama. In questi giorni di febbrile preparazione, mi stupisce enormemente, oltre all'affluenza in crescita, il riscontro di ciò che Fornari ha seminato nei campi più diversi: economia, politica, lavoro sociale, guerra e pace, sviluppo infantile, costringendo la psicoanalisi ad uscire dalle sue metafore intimistiche per confrontarsi con le attese e le speranze contingenti e storiche del genere umano. Fra le tante coniugazioni possibili, abbiamo scelto di riflettere su due specifiche ricerche - la formazione infantile e la genesi psichica della guerra - settori nei quali Fornari ha lasciato due libri considerati dei veri e propri classici della psicoanalisi. Nel campo della formazione infantile il suo merito è di aver sciolto la simbiosi madre-figlio da una sorta di fatalismo analitico che la vincolava a esiti quasi scontati e automatici, introducendo il concetto di codice paterno come concreto bonificatore degli aspetti persecutori, interni ed esterni, del rapporto primario madre-figlio. Un'intuizione che ritengo non azzardato porre alla base anche dell'enorme sviluppo che hanno avuto gli asili nido in Italia a partire dagli anni Settanta. Solo un'affettività ben integrata fra codice materno e codice paterno preserva il bambino dalle proiezioni abbandoniche e consente la separazione e la crescita. La sua analisi della guerra è di una attualità schiacciante ed è per questo che ho voluto come frase simbolo del convegno "La guerra anziché difendere i propri oggetti d'amore li distrugge", che condensa senza equivoci il suo pensiero. La guerra per Fornari è una forma di amore alienato, apparentemente volta a tutelare il nido familiare, ma che in realtà diventa una rovinosa forma di elaborazione paranoica del lutto, ossia del puro e semplice trasferimento su un presunto nemico delle proprie componenti sadiche e distruttive. Da ciò l'idea di Franco Fornari di dichiarare la guerra un delitto individuale, per togliere ogni illusione nell'era di una tecnologia in grado di distruggere sia amici che nemici, e di rendere concretamente impossibile il riconoscimento di un vincitore. Come CPP - Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti -, raccogliamo l'eredità di Fornari anche da un punto di vista pedagogico, rubricando senza incertezze lo scienziato piacentino fra i grandi maestri della pace e della nonviolenza del Novecento, accanto a Gandhi, Don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Mario Luzi solo per citarne alcuni a noi molto vicini. Piacenza deve essere orgogliosa di questa eredità senza mai stancarsi di riproporre il pensiero e l'opera di questo nostro grande concittadino.

*pedagogista, Direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti - Piacenza

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