Venerdì 18 Novembre 2005 - Libertà
Aperto all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il ciclo di conferenze sul poeta
Gozzano e la poesia crepuscolare
Argomenti prosaici, umili, accompagnati dall'ironia
La vita quotidiana, gli amori "ancillari" con domestiche e signorine borghesi, le povere, piccole cose "di pessimo gusto" nei salotti delle "stanze morte": la poesia crepuscolare, nei suoi contenuti e nei suoi motivi stilistici, è stata presentata ieri alla Fondazione di Piacenza e Vigevano attraverso l'opera del suo esponente più rappresentativo: Guido Gozzano, nato a Torino nel 1883 e qui morto nel 1916.
Ad illustrare il movimento crepuscolare e il suo protagonista è stato Pierantonio Frare, docente di letteratura italiana all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e di Milano, studioso in particolare del '600, dell'800 e del '900, presidente dell'Associazione internazionale Amici di Alessandro Manzoni e direttore della rivista Testo. Il relatore ha lasciato ampio spazio alla lettura e al commento dei versi di uno dei componimenti più famosi di Gozzano, il poemetto La signorina Felicita ovvero la Felicità (1909), ribadendo l'importanza di «far parlare direttamente gli autori, di ascoltare quello che dicono nei loro testi». Non prima però di aver evidenziato la storia e i caratteri del crepuscolarismo (termine usato per la prima volta nella critica letteraria dal siciliano Giuseppe Antonio Borgese, con sfumature un po' dispregiative), la vicenda biografica e la produzione letteraria di Gozzano. Frare ha spiegato come il poeta piemontese si ponesse in antitesi con i suoi immediati predecessori: Pascoli e D'Annunzio, contestando la fiducia nel potere della poesia di cambiare la realtà. Per Gozzano la poesia non aveva né la funzione civile sostenuta dal poeta vate D'Annunzio, né la funzione conoscitiva alla quale si affidavano i versi del Pascoli. Da questa concezione derivava la predilezione per argomenti prosaici, bassi, umili, quotidiani, accompagnata dall'ironia nei confronti dei grandi modelli della poesia e l'auto-ironia verso la propria condizione.
Il repertorio tematico si soffermava sugli angoli della provincia, i fiori appassiti, le foglie e le piogge autunnali, gli interni delle case borghesi, gli orti chiusi, le stazioni abbandonate, le corsie di ospedale, i convalescenti, i malati. Gli stati d'animo più frequentati erano la malinconia, la malattia, l'impossibilità di amare e la noia delle domeniche. Frare ha precisato come l'attenzione per le piccole cose si fosse manifestata già nel Poema paradisiaco di D'Annunzio e nelle Myricae del Pascoli, ma con valenze diverse. In Pascoli avevano un forte senso simbolico, in D'Annunzio rientravano in una generale volontà catalogatrice. Per i crepuscolari invece le piccole cose restano al centro della loro poetica, senza rimandare a significati altri. Lo stile, come già osservato da Montale, univa il modello aulico e quello prosaico. L'incontro - introdotto da Stefano Fugazza - prosegue un ciclo già avviato con conferenze su D'Annunzio e Pascoli. "Regista" di questo avvicinamento a tappe ai grandi della poesia italiana Fausto Frontini che interverrà nei due prossimi appuntamenti, il 24 novembre e il 1° dicembre, serata conclusiva con l'interpretazione di poesie e prose di Guido Gozzano.
Anna Anselmi