Sabato 26 Novembre 2005 - Libertà
L'Opera Buffa da Cimarosa a Donizetti
Da lunedì ciclo di conferenze-concerto a cura della Tampa
Piacenza - Tre conferenze-concerto per raccontare L'opera buffa al Teatro Municipale. Tornano alla Fondazione di Piacenza e Vigevano gli incontri di approfondimento organizzati dalla Tampa Lirica, in collaborazione con il Conservatorio Nicolini e la Regione Emilia-Romagna. Il ciclo, ad ingresso libero, verrà inaugurato lunedì alle 21 all'auditorium Santa Margherita, in via Sant'Eufemia 12, dalla lezione di Massimo Venuti su L'opera buffa nella storia del melodramma e gli interventi musicali di Lucia Scilipoti (soprano) e Alessandro Busi (basso buffo), accompagnati al pianoforte da Paolo Burzoni.
Lunedì 5 dicembre alle 21 il compositore Glauco Cataldo presenterà Il matrimonio segreto, dramma giocoso di Domenico Cimarosa. Brani dall'opera saranno eseguiti da: Paola Quagliata (soprano), Akiko Koga (soprano), Stefania Ferrari (mezzosoprano) e Chung Tae Yun (tenore), con Donatella Tacchinardi al pianoforte.
La conclusione, lunedì 12 dicembre alle 21, verrà affidata al musicologo Francesco Bussi, che parlerà del Don Pasquale di Gaetano Donizetti, alternandosi al pianoforte con Corrado Casati, nell'accompagnare i cantanti: Giovanna Beretta (soprano), Stefano Montanari (tenore), Valentino Salvini (baritono) e Alessandro Busi (basso buffo).
Dopo la prima conferenza introduttiva, l'attenzione si sposterà quindi su due capolavori del genere buffo, entrambi di ambientazione borghese e cittadina, rappresentati a distanza di circa mezzo secolo l'uno dall'altro. La prima del Matrimonio segreto si tenne infatti al Burgtheater di Vienna il 7 febbraio 1792, mentre Don Pasquale debuttò al Théâtre des Italienne di Parigi il 3 gennaio 1843. A separare i due, l'influsso del genio di Gioachino Rossini, avvertibile a tratti nell'opera donizettiana, nella quale permangono comunque anche legami con il repertorio settecentesco. Le fonti del libretto del Matrimonio segreto, scritto da Giovanni Bertati, sono state rintracciate nella pittura di Hogarth, arguto fustigatore dei vizi dei suoi contemporanei. Per Donizetti si mise invece al lavoro l'esule mazziniano Giovanni Ruffini, che preferì però celarsi dietro le iniziali M.A., non ritenendo consono alla sua immagine di letterato il racconto delle baruffe amorose tra l'astuta Norina, l'anziano possidente Don Pasquale e il suo giovane nipote Ernesto. Alla fine i veri sentimenti avranno la meglio su qualsiasi calcolo, così come già avveniva nel Matrimonio segreto, dove erano in gioco non solo gli affetti e il patrimonio familiare, ma anche le aspirazioni di carattere sociale della borghesia ansiosa di attribuirsi un blasone nobiliare.
Anna Anselmi