Venerdì 25 Novembre 2005 - Libertà
Le domande: «Mostro i difetti dei potenti»
Il compito dei "cani sciolti" è quello di mettere a nudo i difetti
«Non sono un voltagabbana, ma un
voltapagina. Ho avuto il coraggio di dire alla mia parte politica:
"Guardate cosa siamo stati capaci di fare. Abbiamo quasi smentito le
ragioni per le quali siamo saliti in montagna". L'aspetto più
drammatico dopo il 1945 è stato il silenzio con cui si è cercato di
coprire una parte d'Italia che c'è e che andava
raccontata».
Sollecitato anche dalle domande del pubblico,
Giampaolo Pansa è tornato più volte ieri sera a parlare dei
motivi che l'hanno spinto a indagare sulla «sanguinaria resa dei
conti che ha chiuso la guerra civile», con la morte violenta di
"almeno 20mila italiani secondo un calcolo prudente che per me - ha
scritto Pansa in Sconosciuto 1945 - rimane inferiore alla
realtà». Pur nell'inevitabile ampio spazio riservato ai temi
affrontati nell'ultimo libro del giornalista e storico piemontese,
la serata di ieri in Fondazione ha affrontato anche importanti capitoli della lunga esperienza di Pansa nelle redazioni dei principali quotidiani nazionali.
A proposito del "Bestiario", la
rubrica settimanale tenuta sull'Espresso, ne ha raccontato l'origine
(il titolo fu suggerito da Claudio Rinaldi quando ancora
erano insieme a Panorama, prima dell'arrivo di Berlusconi, in
seguito alla cosiddetta "guerra di Segrate") e il carattere da
"sfottò" goliardico, maturato nella giovinezza trascorsa nelle vie
di una cittadina di provincia (Casale Monferrato), nel tentativo di
«rompere le scatole all'establishment di destra e di sinistra».
«Sono stato un giornalista politico molto letto - ha spiegato Pansa
- perché ho sempre pensato che la politica era fatta da club di
signori e il compito di noi giornalisti, cani sciolti, era quello di
mostrarne i difetti». Un'attitudine sviluppata in particolare nei
confronti della sinistra: «Mi piace criticarla perché si sorprende e
si arrabbia. Nelle sue parti alte sta diventando molto permalosa e
presuntuosa».
Sul rapporto con gli editori, ha precisato che in
un giornale chi conta veramente è il direttore: «Se fa patti chiari
con l'editore ed è un uomo di carattere, moralmente integro e con le
idee chiare, allora riesce a fare un buon giornale». Invece un
editore liberal e un pessimo direttore non possono funzionare.
Sulle polemiche sollevate dai suoi libri e dai suoi articoli,
Pansa ha ribadito che «il giornalista deve essere soltanto
consapevole di avere uno strumento importante tra le mani e di
doversene servire nel modo più onesto, senza raccontare balle o
mezze verità. Mi interessa aver voltato pagina, aver fatto un gesto
di libertà e di tolleranza. La democrazia, la dote più importante
ricevuta dalla resistenza, ci ha dato l'atmosfera per guardare chi
la pensa diversamente da noi non come nemici, ma come avversari
politici».
Anna Anselmi