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Mercoledì 30 Novembre 2005 - Libertà

Appassionata lezione del pensatore-professore ieri sera all'auditorium della Fondazione

«La filosofia chiave della realtà»
Bodei: senza Platone o Kant un mondo più violento

La filosofia come mezzo che «ci aiuta a conoscere il tessuto connettivo della realtà, a ridisegnare criticamente le mappe di senso, a distruggere modi di pensare basati su autorità non dimostrabili». La filosofia come «antidoto contro i modi di pensare settari e menzogneri». Remo Bodei, filosofo, docente di Storia della filosofia all'ateneo di Pavia e all'università di Los Angeles, coordinatore scientifico del Festival di Modena, è intervenuto ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per spiegare all'affollata platea il significato e il valore della filosofia oggi, tema del suo ultimo libro Una scintilla di fuoco Invito alla filosofia (Zanichelli). Ad introdurre l'incontro, Eugenio Gazzola, coordinatore dei "Testimoni del tempo" - ciclo che ieri ha aggiunto un'ulteriore tappa nella sua esplorazione della cultura attuale, attraverso alcuni dei suoi maggiori protagonisti - e Cristina Bonelli, docente di filosofia al liceo Gioia.
Per arrivare a quella che ritiene la ragion d'essere della filosofia, Bodei è partito da un'antica storia, raccontando di una città in cui faceva talmente freddo che i pensieri si congelavano. D'estate, il ghiaccio si scioglieva e la gente capiva cosa era stato detto. «Anche le parole della filosofia - ha esemplificato Bodei - sembrano congelate, difficili da capire, poi a poco a poco prendono senso, se abbiamo la capacità di trasformare quella scintilla di fuoco che i maestri e i libri ci trasmettono, così da accendere in noi una fiamma che brilla di luce propria». Abbiamo dunque bisogno della filosofia per «orientarci nel mondo e dare senso alla nostra vita. Nasciamo con un corpo, in un luogo e in un tempo non scelti da noi. A tappe forzate dobbiamo ripercorrere il cammino delle generazioni precedenti per essere contemporanei a noi stessi».
La condizione del filosofo assomiglia un po' a quella del bambino con la sua curiosità inesauribile, mentre da adulti si tende «a innestare una specie di pilota automatico e non si riflette mai sul significato di giusto, bello e cattivo, di tutta quella trama di concetti che tiene insieme il nostro modo di pensare, di agire». Compito della filosofia è invece occuparsi «dei presupposti invisibili del nostro pensiero e della nostra azione». A differenza dell'infanzia, però, «chi ama il sapere segue una strada in cui ci sono delle regole, dei criteri, sempre messi in discussione».
Bodei si è poi soffermato, sfatandoli, su due pregiudizi che riguardano la filosofia: il «dare, nei suoi 2.500 anni di storia in occidente, una quantità di risposte che non riescono a diventare qualcosa di solido, come le verità acquisite dalle scienze pure» e il non avere un'utilità pratica. É vero - ha ammesso Bodei - che la filosofia non ha la concretezza di interessi terreni, che hanno invece la politica e il diritto, né lo splendore celeste della religione e dell'arte che non devono dimostrare nulla. «La filosofia assomiglia un po' all'architettura che, pur se le case si costruiscono in stili diversi, il bisogno che cerca di soddisfare è sempre l'abitare. Anche la filosofia è un abitare, nell'orizzonte mobile del nostro tempo». Senza Platone, Spinoza o Kant, vivremmo in un mondo «più violento, più mitico e senza quella capacità critica che caratterizza la nostra esistenza e che accomuna la filosofia alla democrazia, quando afferma che non importa più chi (il re, l'autorità) dice qualcosa, ma come lo dice». Bodei ha inoltre parlato dei motivi dell'odierno risveglio di interesse per la filosofia (tra cui, la stanchezza per il fast food spirituale del nostro tempo), mentre il tipo di insegnamento a scuola (la filosofia come «una filastrocca di opinioni in ordine cronologico») lo giudica un ottimo modo per impedire oggi la comprensione della filosofia.

Anna Anselmi

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