Mercoledì 30 Novembre 2005 - Libertà
Opera buffa, tra melodia e comicità
Via al ciclo della Tampa con Venuti, la Scilipoti e Busi: applausi
Piacenza - L'opera buffa, popolare genere d'intrattenimento musicale che proprio in Italia vide i suoi albori, sbocciati nel solco della Commedia dell'Arte, ed il suo apogeo, rintracciabile nella produzione operistica di fine Settecento, conobbe nell'Ottocento un lento, inesorabile declino.
Questo, in sintesi, l'intervento del professor Massimo Venuti, musicologo e docente al Conservatorio Nicolini, con cui si è inaugurato l'altra sera in Fondazione l'ormai tradizionale ciclo di conferenze-concerto organizzate dalla Tampa Lirica con il patrocinio della Regione e della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Articolandosi in due ulteriori serate, in programma per il prossimo lunedì e per quello ancora successivo, la rassegna, intitolata L'opera buffa al Teatro Municipale, ha visto nella precisa e piacevole dissertazione di Venuti una sorta di introduzione, un excursus nella storia di un genere musicale tipicamente italiano, tanto in voga nei secoli precedenti e attualmente caduto in oblio ed in un abbandono dovuto, sempre secondo lo studioso, non da ultimo ad un insormontabile impasse, quello di una lingua desueta ai limiti dell'incomprensibile.
Esilarante mix di irriverente comicità frammista ad un sottile ma destabilizzante portato ideologico, finalizzato alla demitizzazione del potere costituito, l'opera buffa si caratterizza, da un punto di vista prettamente stilistico e musicale, per l'andamento incalzante della melodia, accompagnato da ritmi via via più concitati e da recitativi secchi e scanditi, che generano nell'interlocutore l'impressione di un'improvvisazione pressoché costante.
Alla teoria ha fatto puntualmente riscontro la pratica, portando alla ribalta due cantanti di indiscutibile talento, già in passato ospiti alla Tampa, il basso buffo Alessandro Busi, personalità spumeggiante e carismatica caratterizzata da una «vera e propria vocazione per questo genere operistico», come non ha mancato di sottolineare la presidentessa del sodalizio filolirico Carla Fontanelli, ed il soprano Lucia Scilipoti, voce tersa e cristallina ma capace di addolcirsi in estenuate, repentine morbidezze. Accompagnati al pianoforte da Paolo Burzoni, artista di comprovata esperienza, basti pensare che ricopre la carica di Maestro sostituto al Municipale, i due protagonisti si sono alternati nell'esecuzione di intramontabili arie operistiche, accordando particolare predilezione al repertorio rossiniano e donizettiano, anche se, all'approssimarsi del 250° dalla nascita, non è mancato un dovuto omaggio al genio mozartiano con Aprite un po' quegli occhi da Le nozze di Figaro, intonata da Busi con voce vibrante e stentorea. A seguire Un dottor della mia sorte dalBarbiere di Rossini, eUdite, udite o rustici, dall'Elisir d'amore di Donizetti, e l'applauditissimo duetto finale, sempre dall'Elisir, sulle note di Come s'en va contento?Quanto amore.
La sentita ed emozionante interpretazione di Scilipoti ha dapprima regalato ai presenti, fra i quali figuravano il direttore del Nicolini Fabrizio Garilli ed il noto compositore piacentino Glauco Cataldo, atteso investe di relatore per la conferenza di lunedì prossimo, una pagina di rara esecuzione: Ah! Donate il caro sposo da Il Signor Bruschino di Rossini, quindi Della crudele Isotta e Prendi, per me sei libero ancora dall'Elisir.
Alessandra Gregori