Giovedì 1 Dicembre 2005 - Libertà
Convegno all'auditorium della Fondazione sugli sviluppi della ricerca e della terapia
«Staminali, Piacenza è all'avanguardia»
Recuperare dall'infarto: "controllo-prova del nove" per il primo paziente
L'ospedale "Guglielmo da Saliceto" punta di eccellenza per l'utilizzo di cellule staminali nel trattamento dell'infarto miocardico acuto.
La sperimentazione, partita alla fine del mese di agosto nel reparto di cardiochirurgia guidato dal professor Alessandro Capucci, è stata effettuata su 9 persone. Il primo paziente, nella prossima settimana, sarà riconvocato dall'équipe piacentina per una visita di controllo. «Questa nuova terapia - commenta il dottor Massimo Piepoli, del reparto di cardiochirurgia di Piacenza, intervenuto ieri pomeriggio al convegno "Cellule staminali: presente e futuro" ospitato all'auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia - ci ha dato molte soddisfazioni, con richieste provenienti anche da altre città. Possibilità di difficile realizzazione: il trattamento deve essere effettuato dopo poco ore dall'infarto, e quindi risulta essere più facilmente applicabile in pazienti già ricoverati nel nostro ospedale». «L'impiego di questa terapia dimostra che siamo all'avanguardia, grazie alla collaborazione tra specialisti, possiamo confrontarci - sottolinea Piepoli - con esperienze portate avanti in Germania, Inghilterra, Nord America».
Il collega del reparto di oncologia dell'ospedale Niguarda di Milano, Paolo Pedrazzoli, ha invece ricordato le potenzialità dell'utilizzo dei trapianti di cellule staminali nel trattamento di neoplasie "solide", ad esempio del tumore al seno. In questo caso, viene utilizzato, dopo «alterne vicende», il trapianto autologo, ovvero con cellule dello stesso paziente.
«Risulta essere efficace quando la possibilità di recidiva è alto - spiega -. Occorre comunque sottolineare che le staminali non rappresentano la terapia in sé, ma consentono al paziente di superare trattamenti chemioterapici ad alto dosaggio, che, come è noto, se da un lato hanno effetti positivi nel contrastare la malattia, dall'altro danneggiano il midollo osseo». «Il trapianto allogenico (da donatore) è ancora sperimentale, viene applicato da pochi anni, e ha dato risultati positivi sempre ne trattamento del tumore al seno». Anche in questo caso si tratta di pratiche già applicate nell'ospedale piacentino, come ricorda Luigi Cavanna, primario del reparto di oncoematologia, dove vengono trattati 7 pazienti con tumori al seno, all'utero e al rene, già a partire dal 2000.
«Ma le possibilità di applicazione sono in espansione, ad esempio in ambito neurologico - afferma - e nel trattamento delle malattie autoimmuni». Hanno preso parte all'incontro i dottori Giuseppe Civardi, Agostino Rossi, Alessandro Capucci, e Luciano Cristinelli.
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