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Venerdì 2 Dicembre 2005 - Libertà

Dietrich: pensieri, musiche e amori

In Fondazione bravi Beretta, Costanzo, Verrone e Montenz

Piacenza - «Già con la sola sua voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un corpo stupendo ed il volto di una bellezza senza tempo».
Si apre con la celebre dedica di Hemingway all'attrice Marlene Dietrich, ricordata da Aldo Verrone, la seconda serata in ricordo della diva, organizzata ed offerta dal Centro culturale italo-tedesco di Piacenza e Lodi con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Un evento teatrale e musicale insieme, di grande fascino ed emozione, ospitato l'altra sera all'auditorium di via Sant'Eufemia, che ha ripercorso la vita e la carriera di un intramontabile mito del Novecento, illuminandone la sfaccettata e ammaliante personalità attraverso le sue stesse parole: pensieri, confessioni, amori, frasi celebri, e, non da ultimo, le indimenticabili canzoni intonate con fare languido e voce sensuale, riproposte nella frizzante interpretazione del soprano Giovanna Beretta, a svelare l'universo Marlene.
Pochi cenni biografici, scorsi rapidamente dalla voce narrante di Heidi Sanin, più che altro nell'intento di commemorare il forte impegno antimilitarista e antinazista della diva, che il 2 aprile del 1930 emigrò negli Stati Uniti perché fortemente avversa al regime, seguiti da una rapida carrellata fra le sue più intense ed applaudite interpretazioni cinematografiche, da Der blaue engel di Josef Von Sternberg (L'Angelo Azzurro, la cui première avvenne il giorno prima della definitiva partenza per l'America), alle pellicole americane, sempre firmate dal regista suo connazionale, Morocco e Dishonoured (Disonorata), ove la Dietrich impersonava la figura di una spia austriaca durante la prima guerra mondiale, sino a Venere bionda (quinto film per la regia di Sternberg), che la consacrò come erede naturale delle "divina" Garbo. Una querelle, quella sorta fra le due primedonne, ha quindi proseguito Verrone, costellata di innumerevoli episodi, capricci e ripicche, puntualmente registrati dalle pagine scandalistiche dei giornali dell'epoca, e fomentata dalla condivisa passione amorosa per la stessa donna, Mercedes de Acosta. Del resto, la Dietrich non fece mai mistero delle sue ambigue inclinazioni sessuali, legandosi ora a donne (basti un nome, la cantante Edith Piaf) ora a uomini (e qui il carnet delle sue conquiste appare indubbiamente più nutrito: Billy Wilder, Orson Welles, Erich Maria Remarque, Gary Cooper, Jean Gabin e Burt Lancaster, per citare solo alcune delle sue più chiacchierate relazioni).
Le intense pagine ripercorse da Verrone, a lungo militante nella Canea e mente ideatrice della Combriccola, sono state qua e là intervallate dalla bella voce, limpida e melodiosa, del soprano Beretta, che, accompagnata dal violinista Paolo Costanzo e dal pianista Nicola Montenz (autore anche degli adattamenti musicali), ha eseguito alcuni dei "cavalli di battaglia" della Dietrich, da Ich bin die fesche Lola a Jonny, wenn du Geburtstag hast, proposta nuovamente come bis, all'inno "pacifista" Lili Marleen, con cui si è conclusa la serata, introdotta dall'intervento di Milena Tibaldi Montenz, presidente del Goethe Zentrum che ha inteso dedicare la riuscita iniziativa a tre ospiti fra i soci fondatori dell'istituto: Giancarlo Paperi, Eva Jacobacci, più un altro misterioso e discreto personaggio del quale non si è voluto rivelare il nome. Fra i presenti anche un visibilmente commosso Gianni Schicchi, che non ha mancato di rivolgere agli artisti un caloroso ringraziamento.

Alessandra Gregori

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