Sabato 17 Dicembre 2005 - Libertà
Ieri mattina l'intellettuale ha incontrato gli studenti delle ultime classi del liceo Gioia
I "Quaderni", fucina di pensieri
Goffredo Fofi: gli anni Sessanta e Grazia Cherchi
In seno alle iniziative volte a commemorare Grazia Cherchi a dieci anni dalla scomparsa, si è tenuto ieri mattina un incontro tra l'amico e collega dell'intellettuale piacentina Goffredo Fofi e gli studenti delle ultime classi del liceo classico Gioia. Ha coordinato la tavola rotonda il professor Fabio Milana; presenti in sala oltre agli studenti, la preside Gianna Arvedi, le assessore Paola Calza e Giovanna Calciati e infine Stefania e Brunello Cerchi, rispettivamente nipote e fratello di Grazia.
Prima di lasciare la parola a Fofi, Milana ha ricordato che la biblioteca multimediale del Gioia è intitolata proprio alla memoria di Grazia Cerchi e si avvale di una raccolta di circa 10.000 volumi, 800 documenti audiovisivi, 300 documenti sonori. La biblioteca è peraltro aperta alla cittadinanza: rispettando infatti un orario di 40 ore settimanali, la struttura offre sostegno a tutti coloro che (studenti e non) intendano servirsene, ampiamente oltre l'orario scolastico. «Si tratta di una struttura in costante crescita - ha precisato il professor Milana - struttura che dunque nelle intenzioni e nei risultati bene celebra il nume tutelare di Grazia Cerchi, grande amante, neanche a dirlo, del leggere e dello scrivere».
L'intervento di Goffredo Fofi, su suggerimento di Milana, si è concentrato sul ricordo dell'esperienza dei Quaderni Piacentini: «I Piacentini nacquero nel '62 - ha precisato Fofi - per intervento di Piergiorgio Bellocchio e di Grazia Cerchi; io entrai a far parte del gruppo soltanto in un secondo momento. La rivista si sviluppava attorno a un gruppo di militanti del Psi, quando ancora quest'ultimo era un partito fortemente laico e a composizione eminentemente operaia. Ricordo quegli anni con vivo trasporto: ciò che facevamo nei Quaderni era promozione della libertà, della giustizia, del bene comune».
Continua Goffredo Fofi: «Quelli erano certo tempi di forti speranze e rivolgimenti; oggi al contrario manca questo stato d'animo e manca anche quel senso del gruppo, della "rete" che animava la nostra rivista. Non eravamo infatti interessati - io Piergiorgio e Grazia - alla costituzione di un partito o di un'ideologia (anzi da questo punto di vista eravamo del tutto individualisti, nel senso che nessuno voleva rinunciare alla propria individualità a favore di una tessera di partito): a noi interessava piuttosto istituire una cerchia di contatti e amici che condividevano delle passioni, che si confrontavano su certe questioni e che in quanto tali assolvevano alla funzione di "sollecitatori" dell'opinione comune. Sollecitatori: nè militanti nè profeti».
Fofi ha quindi ricordato come gran parte dei pensieri che poi scaturirono nell'esperienza sessantottina fossero nati proprio sui Piacentini, essendo la rivista una fucina di pensieri e riflessioni che vantavano una ricaduta niente affatto locale e anzi del tutto nazionale. «Noi tre eravamo i fondatori dei Quaderni Piacentini, poi c'erano gli amici e i collaboratori, ma la vera anima della rivista era lei, Grazia - ha quindi ricordato Goffredo Fofi - Già allora lei era editor, voglio dire, prima di farlo di professione: ricordo che riscriveva a macchina tutti i miei pezzi perché io ero disordinatissimo. E poi ricordo i pranzi insieme nelle città dei vari collaboratori: in quelle circostanze, ci si sedeva a un tavolo, si mangiava, si discuteva e si pianificava così il prossimo numero dei Quaderni».
A seguire la proiezione di una video-intervista a Grazia Cerchi (quella presentata la sera prima all'auditorium della Fondazione).
Salvatore Mortilla