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Giovedì 15 Dicembre 2005 - Libertà

L'altra sera interessante conferenza-concerto in Fondazione

Bussi narra la storia del Don Pasquale con Salvini, Montanari, Busi e Casati

Piacenza - Composto da Donizetti in soli 11 giorni, almeno stando alle dichiarazioni dell'autore, il Don Pasquale, imperituro capolavoro di genere, è stato al centro dell'accattivante lezione-concerto tenuta dal noto musicologo piacentino Francesco Bussi lunedì sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ultimo, seguitissimo appuntamento dell'ormai tradizionale ciclo di incontri offerti da Tampa Lirica (in collaborazione con Regione e conservatorio "Nicolini"), quest'anno incentrato sul tema "L'Opera buffa al Teatro Municipale". Accanto al critico musicale di Libertà, alcuni valenti interpreti, il soprano Giovanna Beretta, il tenore Stefano Montanari, il baritono Valentino Salvini e il basso buffo Alessandro Busi, che, accompagnati al pianoforte dal maestro Corrado Casati, hanno eseguito alcune fra le arie più significative dell'opera.
Andata in scena per la prima volta il 3 gennaio del 1843 al Teatro Italiano di Parigi, sessantaquattresima opera del musicista bergamasco (1797-1848), su libretto dell'esule mazziniano Giovanni Ruffini, questo dramma buffo in tre atti, rappresenta, a detta di Bussi, insieme al Barbiere di Rossini ed al Falstaff di Verdi uno dei tre massimi esempi ottocenteschi di Opera buffa, collocandosi esattamente a metà strada fra i due: se infatti in Rossini la componente comica rappresenta il leitmotiv dominante, scevro di momenti di lirico ripiegamento interiore, con il Falstaff di Verdi si assiste alla progressiva trasformazione delle atmosfere leggere e giocose tipiche del genere in una drammatizzazione «sentimentale e diafana». Verdi crea una sorta di "dramma in musica", citando le parole del musicologo e musicista (come sa bene chi, con assiduità segue le sue variegate e articolate dissertazioni, in cui al preciso apparato teorico segue puntualmente una dimostrazione pratica al pianoforte, come nel caso dell'altra sera), «al punto da indurre lo spettatore a provare compassione e comprensione verso il protagonista».
L'opera di Donizetti, di cui ricordiamo i fortunati allestimenti piacentini, al Municipale, del 1941, con Toti dal Monte nel ruolo di Norina e quello, in apertura della stagione 1983-84, diretto da Fabiano Monica, con Enzo Dara nei panni di Don Pasquale, lascerebbe dunque già presagire questa tendenza verso un più calcato, malinconico sentimentalismo, carico di luci ed ombre. Il relatore ha quindi tracciato una dettagliata presentazione della composizione, sia da un punto di vista drammaturgico, illustrando trama e personaggi di quella che non a torto è unanimemente definita dalla critica uno "spaccato borghese e salottiero", che musicale, accennandone i temi principali ed il loro ricorrere nella partitura, soffermandosi in particolare sull'aria di Ernesto Cercherò lontana terra, già anticipata nel Preludio del II Atto dal motivo della tromba, che si tinge di un colore insolitamente mesto ed accorato, ben lontano dagli usuali toni epici e maestosi che caratterizzano questo strumento.
Introdotta e coordinata dalla presidentessa di Tampa Lirica Carla Fontanelli, la seconda sezione della serata, che, a discapito dei molteplici eventi piacentini sovrappostisi nell'animare la piovosa serata invernale, ha registrato un consistente afflusso di pubblico e calorosi scrosci d'applausi tributati sia al relatore che ai cantanti, ha visto questi ultimi cimentarsi con brani più e meno noti: Busi-Don Pasquale e Salvini-Malatesta nel duetto d'inizio del I Atto e successivamente nel duetto del III Atto (Cheti cheti immantinente), Beretta, nelle vesti fittizie della vivace Norina con So anch'io la virtù magica, definita da Bussi quasi un "autoritratto in musica" della protagonista femminile che si presenta, quindi, vero punto nodale dell'intricata vicenda, il quartetto finale del III atto, vedendo i quattro artisti impegnati in Va il bello a cominciar, infine Montanari-Ernesto nella già citata Cercherò lontana terra.

Alessandra Gregori

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