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Lunedì 13 Marzo 2006 - Libertà

Simi, da Michetti a una storia attorno alla morte

Folto pubblico per il giallista ospite alla Ricci Oddi per il ciclo "Scrivere l'arte"

Francesco Paolo Michetti probabilmente sarebbe molto contento. Il pittore abruzzese infatti era, com'è noto, grande amico di d'Annunzio, a tal punto di ospitarlo a casa proprio durante la stesura de Il piacere che infatti risulta a lui dedicato. Sarebbe molto contento perché ieri un altro narratore italiano del calibro di Giampaolo Simi è tornato a interessarsi a lui, a dedicarsi alla sua pittura, a "narrare" a parole le visioni che Michetti metteva in campo col pennello. S'è trattato del secondo appuntamento del nuovo ciclo titolato Scrivere l'arte ideato dal direttore della galleria Ricci Oddi Stefano Fugazza,un ciclo che prevede cinque appuntamenti con cinque scrittori italiani che vengono a leggere racconti scritti a partire dall'ispirazione proveniente da un'opera conservata dal museo cittadino. Ieri era appunto la volta del viareggino Giampaolo Simi, giallista di fama che s'è definitivamente affermato nel 2004 con la pubblicazione de Il corpo dell'inglese (Einaudi), e che è venuto a leggere un racconto ispirato all'olio Il morticello (1884) di Michetti, come si diceva all'inizio.
Il tema della morte infantile per il pittore e fotografo abruzzese era centrale, soprattutto negli anni successivi al 1880: dell'opera ora alla Ricci Oddi si ricordano infatti almeno tre esecuzioni, una addirittura che prevedeva il corteo funebre per due gemelli morti in tenera età. Ma perché Simi ha deciso di misurarsi proprio con questo dipinto? E come ha lavorato? Le risposte le dà in parte lui stesso: in questo dipinto c'è un morto, e proprio a partire dal morto lavora uno scrittore "di genere". Attorno al morto ci sono poi moltissime altre figure: questo vuol dire avere a disposizione moltissimi personaggi da far interagire, incontrare, scontrare. Ognuno di loro può essere il colpevole, ognuno di loro nasconde segreti. Ed ecco allora anche il metodo di lavoro di Simi, che è un recupero memoriale di uno di questi personaggi che da anziano si reca ogni giorno a scrutare il dipinto e a ricordare. Poco a poco ogni cosa riemerge, dapprima disordinatamente com'è proprio della memoria, e in seguito in maniera più articolata recuperando un tempo che fu, una società che non è più la nostra e un consorzio umano ormai cancellato.
Il testo proposto dallo scrittore viareggino è allora convincente e la folta platea, che ormai riempie completamente l'aula didattica della Galleria, si lascia trasportare indietro di più di un secolo, finendo avviluppata dalla pittura di Michetti e dalle parole di Simi.
In chiusura è giusto ricordare gli apporti dati a questa manifestazione dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dal Lions Club Sant'Antonino. L'appuntamento a cui rimandare è poi doppio: a giovedì quando alle 17.30 presso l'Auditorium della Fondazione si presenterà Scrivere l'arte II, che raccoglie i testi del precedente ciclo, e a domenica prossima, quando alle 10.30 sarà di scena il bolognese Gianluca Morozzi che ha lavorato su La culla vuota (1881) di Giovanni Segantini.

di Gabriele Dadati

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