Mercoledì 5 Aprile 2006 - Libertà
Presentato alla Fondazione il libro "Il violino rifugiato"
Morpurgo: «Il violino, la mia salvezza»
Con Mario Cervi ricorda la persecuzione antisemita
Il violino rifugiato è il titolo dato al libro autobiografico di Gualtiero Morpurgo (Mursia), presentato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Titolo enigmatico, anche fuorviante rispetto all'esperienza raccontata dall'autore, protagonista di una vicenda personale esemplare d'un momento tragico della storia italiana.
Maria Giovanna Forlani ha presentato l'autore accompagnato dall'amico giornalista e saggista Mario Cervi, che ha raccontato in sintesi la vicenda umana e artistica di Morpurgo, facendone esempio per l'oggi, per trarne insegnamento e moderazione e anche speranza. Mario Cervi ha ricordato un legame giovanile con Piacenza, quando sottufficiale, era accasermato a Palazzo Farnese, nel freddissimo inverno 1940. Non poteva non ricordare l'esperienza di collaborazione con Indro Montanelli, negli ultimi tempi sfiduciato, deluso: «Non mi aspetto più niente da questo paese», diceva, per cogliere il contrappunto con il libro di Morpurgo da cui si trae, invece, speranza.
Un libro destinato ai giovani, una memoria che è insegnamento. E' il caso di dire "classe di ferro 1913"; Gualtiero Morpurgo, originario di Ancona, si laureò in ingegneria a Torino, coltivando parimenti la passione per la musica, diplomandosi in violino. Le leggi razziali fasciste del 1938 lo colsero, lui ebreo, impiegato ai Cantieri navali Piaggio di Genova. Subito trovò la solidarietà piena del direttore e proprietario Rocco Piaggio, ma la persecuzione della polizia Ovra l'ebbe vinta e Morpurgo dovette abbandonare il lavoro. Fu anche accusato di spionaggio, ma potè cavarsela a seguito della caduta del fascismo nel luglio 1943. Visse tempi di clandestinità, lavorando precariamente, sotto falso nome.
Con l'occupazione nazista del paese, che non lasciava intuire nulla di buono per gli ebrei italiani (la madre finì ad Auschwitz), Morpurgo cercò asilo in Svizzera. Intercettato dalla polizia svizzera fu internato in campo di lavoro. Provvidenziale il violino, acquistato a Milano dal liutaio Domenico Brambilla. «Della laurea di ingegnere non potevo farne niente - ha detto l'autore - destinato com'ero a otto ore di lavoro a disboscare, ma il violino fu una vera e provvidenziale risorsa, la salvezza». La direzione del campo di lavoro, in concorso con l'Associazione dei rifugiati italiani consentì la costituzione di un trio e poi di un quartetto con altri musicisti internati, per intrettenere i compatrioti, ma anche per dare pubblici concerti, visto il livello degli esecutori.
Di quel tempo Gualtiero Morpurgo ha tenuto un diario, successivamente elaborato in forma di racconto più articolato, ricco di incontri, riflessioni, senza tuttavia l'intenzione di farne un libro. Per iniziativa della figlia, il manoscritto è arrivato all'editore Mursia che l'ha pubblicato, con notevole successo. Uomo dalle mille esperienze (è stato anche direttore Ansa in Cile, durante il golpe militare contro il governo Allende), Morpurgo è d'esempio a superare tutte le difficoltà, anche le più tragiche.
di Gian Carlo Andreoli