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Mercoledì 26 Aprile 2006 - Libertà

L'editoriale - Che cos'è "Ore piccole"

Oramai conosciamo bene qual è il tavolino migliore di ogni bar della nostra città. Quello a metà strada tra la porta d'ingresso e la porta del bagno, non troppo lontano dal bancone ma neanche troppo vicino all'impianto stereo. Abbiamo alle spalle un lungo elenco di ordinazioni, di persone conosciute che sono passate a salutarci a questo o quel tavolino: qualche volta quando i conoscenti in giro erano troppi abbiamo cambiato bar o siamo tornati a casa. Finché il tempo è stato buono le discussioni sono proseguite spesso anche passeggiando. Sono stati dei mesi intensi, in cui ci siamo sentiti al telefono o per mail un'infinità di volte. Qualche volta, quando eravamo troppo stanchi, ci siamo messi a giocare a carte o a fare scommesse, prima di ricominciare a discutere.
Avevamo l'intenzione di fare questa rivista. Si può dire che un'intenzione sia un vettore che si muove da un'idea alla sua realizzazione: a questo vettore ci siamo tenuti agganciati molto a lungo ed è stato bello e insieme molto faticoso. Questo perché il lavoro intellettuale, per quanto nel nostro Paese disconosciuto, è pur sempre lavoro. Abbiamo steso e corretto molte volte il progetto sulle cui spalle si doveva reggere la costruzione della rivista, cercando un equilibrio che fosse tra la troppa facilità, l'eccessivo ammiccamento e al contrario una seriosità totale, noiosa. Volevamo fare una rivista utile per i suoi contenuti ma anche bella, tanto da portare il lettore a leggerla fino alle "ore piccole", quando in casa magari c'è un po' più silenzio. E poi è alle "ore piccole" spesso che si mandano in onda i film che vale la pena vedere. Le "ore piccole" sono qualcosa che si cerca, che addirittura "si fa (fare le ore piccole)": non capitano da sole. Perché vogliamo un lettore che pensa sia un bene leggere questa rivista, un lettore a cui non succede di leggerla per caso ma ha scelto intenzionalmente di leggerla. Anche rinunciando a qualche altra occupazione interessante.
Abbiamo idea che esista un pubblico in Italia disposto a muoversi per visitare le mostre ben organizzate, per ascoltare i dibattiti ai festival letterari o filosofici, per partecipare alle anteprime di film che passano in rassegne anche prestigiose ma che magari non arriveranno mai nelle sale: a questo pubblico si rivolge "Ore piccole". Lo fa parlando di "letteratura" e "arte" perché sono gli ambiti d'interesse nostri. Abbiamo fatto la scelta, almeno per adesso, di concentrarci sulle esperienze italiane e sul periodo che inizia suppergiù con l'inizio del secolo scorso e arriva fino a oggi. Non è impossibile che questo cambi: per ora però è così.
Cosa troverete nelle prossime pagine? L'anticipazione da un libro in uscita con intervista all'autore, una monografia su un artista contemporaneo, il raffronto tra due diversi modi d'intendere una problematica letteraria, un racconto inedito, il raffronto tra due diversi modi d'intendere una problematica artistica, poesie inedite introdotte da uno studioso, la celebrazione anche dissacrante di un anniversario della cultura patria, cinque pezzi facili. L'artista di cui si parla nella monografia (in questo caso il milanese Alessandro Papetti) è rappresentato da riproduzioni a pagina intera dei suoi lavori sparse lungo la rivista. E questo è più o meno quello che vorremmo riproporre ogni numero: cambiando gli argomenti e interpellando sempre nuovi collaboratori, lasciare però in atto questa scansione che rappresenta in fondo la nostra idea di rivista. La nostra idea di che cos'è, in fin dei conti, "Ore piccole".

Gabriele Dadati e Stefano Fugazza

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