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Lunedì 12 Giugno 2006 - Libertà

"Silvio Bengalli"

Dopo il verdetto della giuria, che quest'anno ha deciso di non assegnare il primo premio di pianoforte
«Concorsi Valtidone, quotazioni in ascesa»
Il presidente Perticaroli loda la qualità della manifestazione

PIACENZA - «Avevo già sentito parlare dei Concorsi internazionali di musica della Valtidone, e sono stato contento e onorato di essere invitato a presiedere la giuria di uno di essi, il premio pianistico "Silvio Bengalli". In questi giorni di lavoro ho potuto toccare con mano il livello di serietà di questa competizione e l'ammirevole sinergia di forze che concorre alla sua riuscita. Nei concorsi esiste, idealmente, una sorta di "borsa": alcuni di essi, nell'ambiente musicale, hanno quotazioni in ascesa, altri sono in ribasso. Quelle dei Concorsi della Valtidone sono decisamente in ascesa».Così parlò l'altra sera Sergio Perticaroli, pianista, docente all'Accademia romana di Santa Cecilia e presidente dell'internazionalissima giuria del Premio Bengalli (che annoverava tra le proprie fila concertisti e didatti di ottimo nome come Tomislav Baynov, Ratko Delorko, Ayami Ikeba, Carlo Levi Minzi, Leonid Margarius e Siro Saracino), nel corso della cerimonia-concerto che, all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha visto la proclamazione dei risultati della competizione. E se la reputazione del concorso è in costante ascesa e se la sua filosofia consiste nella strenua difesa di uno standard qualitativo di eccellenza, allora "ci può stare" anche che finisca come è finita quest'anno. "Ci può stare" cioè che i giurati decidano di non assegnare il primo premio (quello che dovrebbe laureare autentici campioni, concertisti che dal rango di belle promesse siano assurti a quello di brillanti realtà) anche in presenza di concorrenti di notevole valore. Perché notevole, senza ombra di dubbio, era il valore dei tre giovanissimi pianisti - i tre migliori classificati - che hanno suonato in Fondazione, in un concerto in cui il conduttore Giovanni Palisto ha fatto gli onori di casa insieme con il direttore artistico dei concorsi Livio Bollani, il sindaco di Pianello Franco Carlappi (Pianello è il Comune capofila dell' "ammirevole sinergia" di cui parla Perticaroli) e Donatella Ronconi, presidente di Editoriale Libertà.
L'italiano Giuseppe Gullotta, apripista della serata (e terzo classificato tra i finalisti, prima della connazionale Beatrice Magnani, quarta, e della russa Nika Kundstrem, quinta), ha fatto rombare i motori del virtuosismo lisztiano con polso fermo e con la giusta attenzione ai dettagli in un'ottima esecuzione di Funeralles. Ancora più bello e denso di danzanti sfumature era il Liszt della Rapsodia ungherese n.12 letto dall'ucraina Mariya Kim, seconda classificata ex aequo con il cinese Quan Hongbo (Quan è il cognome, che, nella lingua cinese, precede il nome proprio), capace di cimentarsi valorosamente nientemeno che con il totem della Ballata n.4 di Chopin. Due giovani di ottime risorse tecniche e dalla personalità interpretativa già più che in embrione, cui - in effetti - manca solo, per il momento, l'imponderabile "quid" del fuoriclasse: l'ingrediente indispensabile per strappare il primo premio a un concorso come il "Bengalli". Se i giurati del premio non hanno voluto fare differenze di merito tra Kim e Quan, queste differenze le hanno trovate, o hanno creduto di trovarle, il pubblico dell'Auditorium e la giuria "speciale" di artisti e personalità politiche che, di concerto, hanno assegnato alla graziosa e volitiva Kim (che ha battuto Quan, secondo classificato) il Premio Speciale "Libertà", consegnatole da Donatella Ronconi. L'editrice ha fatto anche agli altri giovani musicisti il tradizionale omaggio "di casa": una riproduzione della prima pagina del primo numero del nostro quotidiano, stampato il 27 gennaio 1883.
«Tenetevi stretti i Concorsi della Valtidone, continuate a sostenerli - ha detto il presidente di giuria Perticaroli nel suo discorso - perché portano lustro a questa terra e perché aiutano a difendere la musica vera presso il pubblico dei giovani».
E anche chi pensa che la musica vera non abiti solo le accademie della classica, ma frequenti anche le mille strade dell'arte popolare, le seggiole dei jazz clubs e addirittura, qualche volta, le cantine del rock, non può che essere d'accordo con questo auspicio.

Alfredo Tenni

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