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Martedì 20 Giugno 2006 - Libertà

Poesia e musica - Appassionato o misantropo e disilluso in scena un Leopardi inedito

PIACENZA - «Nacqui da famiglia nobile in
una ignobile città d'Italia». È un Leopardi inedito, cupamente introverso e al tempo stesso lucidamente spietato quello che emerge dalla performance teatrale "Solo il mio cor piaceami", portata in scena nei giorni scrosi all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per la regia di Gian Carlo Andreoli. Traendo ispirazione dai più noti componimenti poetici del fiero scrittore di Recanati, quelle pagine intrise di denso lirismo che, celebrate dalla più illustre tradizione letteraria, ciascuno di noi ha appreso dai banchi di scuola (come scordare "L'Infinito" e "A Silvia"?), e insieme gettando uno sguardo ai testi forse meno conosciuti dell'autore, dalle melanconiche confessioni di natura autobiografica custodite dallo "Zibaldone", al Leopardi "fatalista" e filosofeggiante delle "Operette Morali", la lettura propostaci da Andreoli tratteggia una figura insolita del poeta, esaltando luci ed ombre di una personalità eccentrica e intimamente tormentata.
«I migliori momenti dell'amore sono quelli di una languida, dolce malinconia»? «L'amore, quantunque sia pura illusione, ha però un maggior numero di piaceri». Sono così le voci recitanti di Flavia Cataldo, Maurizio Contini, Paolo Contini, Romano Gromi, Giorgio Molinaroli e Alessandra Ramelli, intervallate ad arte da deliziosi momenti musicali che hanno visto protagoniste il soprano Sakiko Abe e la pianista Misuzu Hirose, studentesse coreane del "Nicolini", a dare vita al lacerante lamento del poeta, "Innamorato dell'amore" ma, eternamente dibattuto fra passione e ideale, incapace di abbandonarvisi.
Amari e disincantati, i Dialoghi delle Operette morali, in special modo il concitato scambio di battute fra il Genio e Torquato Tasso (in cui il Leopardi intravede una sorta di suo alter ego), che due degli attori ci restituiscono in una vivida trasposizione drammatica, mostrano un Leopardi misantropo e disilluso, quasi all'opposto dell'appassionato animo giovanile che emerge dallo Zibaldone, dilaniato dalla profondità di un sentire che lo rende estraneo al resto del consorzio umano. Le splendide arie, fra le quali non si può non citare "Se Florindo è fedele" di Alessandro Scarlatti e "Oscuro è il ciel" di Pizzetti su versi di Saffo tradotti dal greco dallo stesso Leopardi, intonate dalla voce cristallina di Abe, accompagnata al pianoforte da Hirose in un programma di rara preziosità, frutto delle indagini musicali condotte dal maestro Massimo Cottica nel corso del Laboratorio di Musica da Camera tenuto al Conservatorio, hanno piacevolmente scandito le letture proposte.
A conclusione della seguita serata, la cantante ci ha regalato la versione de "L'Infinito" musicata da Castelnuovo Tedesco, seguita dalla vibrante lettura di "A Silvia" che Gromi ci presenta sulle note di una Ballata di Chopin eseguita al piano da Hirose.

Alessandra Gregori

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