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Domenica 10 Settembre 2006 - Libertà

«La mia scultura per le Madri della Terra»
La goccia ideata da Scepi sarà il simbolo del summit per la pace

Il creativo al fianco della Fondazione Gorbaciov nell'iniziativa in programma a Piacenza il 22 e 23 settembre

Una goccia d'acqua che accoglie in sé l'intero pianeta e, stilizzata, la colomba della pace. È il simbolo della manifestazione "Mother of the earth for the world peace - Primo summit internazionale delle madri della terra per la pace nel mondo" che si terrà a Piacenza il 22 e il 23 settembre con la presenza di personalità femminili premiate col Nobel. Il logo nasce da una scultura di Franco Scepi, creativo (scenografo, pubblicitario, pittore, scultore) e regista che da anni lavora «nella comunicazione a livello trasversale», come lui stesso precisa.
Fin dagli inizi (1996) Scepi collabora - come responsabile della comunicazione - con la Fondazione Gorbaciov Italia, che ogni anno organizza il summit mondiale dei premi Nobel per la pace e che ora, insieme al World Center of Compassion for Children International di Betty Wiliams, ha promosso l'iniziativa con le "madri della terra", sostenuta da Comune, Provincia e Regione.
Tra le ospiti attese, ha confermato la sua presenza Jetsun Pema, sorella e ambasciatrice del Dalai Lama, che dal 1964 dirige il Villaggio dei bambini tibetani a Dharamsala. Autrice dell'autobiografia Il Tibet: la mia storia, Jetsun Pema "Madre del Tibet" nel 1997 ha interpretato il ruolo della "Grande Madre" nel film Sette anni in Tibet con Brad Pitt. Dell'immagine che caratterizzerà il summit in programma a Piacenza parla lo stesso Scepi.
Cosa rappresenta questo logo?
«È un simbolo antropologico, una sintesi analogica tra l'acqua e il pianeta terra, nel quale la risorsa acqua sta scarseggiando sempre di più. La strategia di immagine per "Mother of the Earth" e il logo non sono però stati ideati appositamente per l'evento, ma derivano dall'elaborazione di una mia scultura alta tre metri, che presenterò nel 2007 ai "Documenta" di Kassel. Era successo così anche con "L'uomo della pace", originariamente manifesto del film L'uomo di marmo di Wajda, diventato poi un quadro, un monumento e il simbolo della pace tra i popoli».
Perché questo modo di procedere?
«Fa parte della tecnica "Over Ad'Art" (abbreviazione di "Over advertising art", cioè di "Arte oltre la pubblicità"), che ho sviluppato da tempo, influenzato da Andy Warhol. All'interno di tutte le operazioni pubblicitarie cerco di inserire un elemento che possa avere un percorso autonomo. Dunque, un elemento che si possa anche sganciare dal resto per essere portato in una nuova fruizione, più legata all'etica e all'estetica».
Come si applica il concetto di "Over ad'art" al simbolo del summit della madri della terra?
«La scultura, dalla quale è stato ricavato il logo, racchiude diverse tematiche. Innanzitutto è in terracotta e ha una forma essenziale. L'ho voluta plasmare con le mani, in un'epoca in cui questo atto è diventato sospetto, sommersi come siamo dalla virtualità informatica. C'è poi il richiamo diretto all'elemento della terra, materiale povero, che viene asciugato all'aria e cotto con il fuoco. La goccia è direttamente collegabile all'acqua. Abbiamo così la sintesi degli elementi fondamentali. Il titolo del forum, "Madri della terra", ci riporta al pensiero pre-filosofico e all'archetipo della dea madre, che si esprimeva nei simboli della terra e dell'acqua».
Dove avviene l'incontro con l'etica?
«La mia scultura nasce per aiutare le persone a diventare coscienti di una problematica fondamentale: la necessità di salvaguardare la risorsa acqua, che in un prossimo futuro sarà più preziosa del petrolio. La scultura diventerà una goccia di grandi dimensioni, della quale finora ho realizzato pochi esemplari in piccolo formato, "prove d'autore" che verranno consegnate come simboli dell'evento "Mother of the earth for the world peace". Lo scopo del summit, "for the world peace", per la pace nel mondo, è rappresentato dalla colomba con l'ulivo, molto lieve e discreta. Legata ai premi Nobel, la scultura riesce a rafforzare il suo messaggio».
Accennava prima all'influsso di Andy Warhol.
«È stato negli Stati Uniti, quando ho conosciuto Warhol, che ho cominciato a riflettere sulla mercificazione culturale, sugli ostacoli che le finalità artistiche incontrano nel pagare il prezzo al sistema mercato. La "Over ad'art" trae ispirazione dalle immagini della pubblicità, ma per smontarle e rimontarle in un nuovo contesto, con un altro scopo e una diversa fruizione».
Scenografo alla Scala, pubblicitario, regista: il suo è stato un percorso professionale piuttosto articolato.
«Sì, oggi che siamo nell'epoca della specializzazione, diciamo che io sono stato un despecializzato. Adesso mi interessa molto anche la poesia visiva. Sento affini a me artisti come il futurista Fortunato Depero, che dipingeva, ma disegnava anche abiti e manifesti pubblicitari. In un suo articolo, Giulio Cattivelli mi aveva definito "funambolo delle immagini". Credo che questa sia un'espressione che rappresenta bene il mio lavoro».

ANNA ANSELMI

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