Martedì 14 Dicembre 2004 - Libertà
Muti svela l'emozione di Ciaikovskij
Teatro municipale - Tutto esaurito e ovazioni per la lezione-concerto con l'Orchestra Giovanile "Cherubini". E ai piacentini: "Grazie per aver dato una casa a questi giovani talenti"
Riccardo Muti, genio e regolatezza. Ieri sera, in un Teatro Municipale tutto esaurito, è salito sul podio per dirigere l'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" nella sua prima lezione-concerto, che il Maestro ha definito "una presentazione dell'orchestra di ragazzi ai quali voi, insieme a Ravenna e a un'altra città estera, avete deciso di dare una casa. Grazie, Piacenza". Poi, un assaggio del I Tempo della celeberrima Quinta Sinfonia di Pëtr Ilic' Ciaikovskij (Muti aveva concesso, nell'applauditissima prova generale di sabato scorso per Telethon, quello del II Tempo). Come un perfetto padrone di casa, il Maestro ha accolto gli spettatori "nell'atto di preparare prelibatezze sonore", ancor prima di servirle a tavola, con tutti gli onori. Una metafora che rende bene l'insediamento nella nostra città di questa fiorente realtà musicale, fortemente voluta dalla Fondazione Arturo Toscanini e dal Comune di Piacenza con il Comune di Ravenna e il Ravenna Festival. "I giovani selezionati per l'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" sono 78", ha spiegato Muti, "e sono stati scelti su 800 candidati iniziali". Il talento, diceva l'istrionico Leonard Bernestein, si coltiva e Muti torna sull'argomento: "I musicisti sono il lievito ma per fare il pane ci vuole qualcuno che porti la farina". Da alcuni anni il Maestro Muti "spiega" la musica tenendo lezioni-concerto in prestigiose accademie e università, sia in Italia che all'estero. E ieri a Piacenza, tra la prima e una replica alla rinata Scala, un Muti regale ma non cattedratico è sceso dal podio e ha diretto, con braccia e mani (e nella seconda parte con la bacchetta), i suoi ragazzi, comprensibilmente tesi in quella che è stata la loro presentazione ufficiale. Riccardo Muti, che a metà serata è stato premiato dal Sindaco, ha accompagnato l'orchestra, con spiegazioni chiare e allusive a ciaikovskijani temi, passaggi, sussurri e grida, dentro tutta l'emozione della musica "composta da quell'autore che rischia di diventare sentimentale. Ma Ciaikovskij non è sentimentale, è drammatico". Al cospetto del Maestro un'orchestra che, ha ribadito Muti, "non si può fare in un giorno ma in anni. Un'orchestra", ha aggiunto il Maestro dopo aver chiesto al pubblico se era soddisfatto del fortissimo degli archi, "che dovete ascoltare perché non è mia, è vostra". E da subito Muti ha cercato di instillare vigore e intensità in quel bocciolo di rosa del quale si percepiva già l'intenso profumo. Un'orchestra che ha attraversato, nella seconda parte della serata, il I Tempo Ciaikovskij come fosse un sentiero di foresta, tra barlumi e respiri d'archi, incandescenze d'insieme e impetuosa ritmica. E, a seguire, il vibrante II Tempo con un risultato eccellente. Alla scoperta, grazie alle motivazioni verbal-gestuali del Maestro, delle interiora della Quinta: fraseggio dopo fraseggio, movimento dopo movimento. "Perché questo Tempo con l'anima non significa animato bensì con l'anima". Ciaikovskij non è Beethoven, non è Brahms, non è Mahler. Alcuni storici ne hanno rimarcato l'estraneità rispetto allo sviluppo organico dei temi. "Io posseggo la facoltà", scrisse di sé Ciaikovskij, "di esprimere con la musica, in modo veritiero, sincero e semplice, i sentimenti e gli stati d'animo". Constatare la veridicità delle sue parole, ieri sera è stato facile. Il sinfonismo del compositore è fortemente comunicativo e lo è stato grazie alle felici intuizioni degli effetti orchestrali, sgorgati fluidamente nell'invenzione melodica come rigagnoli in un torrente vivo. Richiesta non semplice alla quale la "Cherubini" ha risposto, infine, al meglio delle sue possibilità in quanto a senso drammatico, seguendo il gesto del Maestro ("Ma imparate a non dipendere dal gesto del direttore, piuttosto ascoltatevi. Sempre"). Con Muti, Ciaikovskij è vibrato senza eccessive effusioni anche nelle battute più tese, come trasportato da una fedele "corrente". Il Maestro, con dialettica elegante e nello stesso tempo caratterizzata dai toni suadenti e tipici di un'indole partenopea, si è espresso con spontaneità e ironia, al servizio della musica, del pubblico e dell'orchestra. La "Cherubini" dal canto suo ha dipanato il "gomitolo" lungo i labirintici passi di un percorso svelato e tuttavia mantenendo il mistero insondabile della musica. Quel mistero che il pubblico del "Municipale" - così come lo spettatore che scrisse una lettera a Riccardo Muti (che il Maestro ha letto ieri sera) nell'estate del '97, dopo aver assistito a un concerto tenuto dagli Scaligeri a Sarajevo - ha sentito vibrare dentro l'anima, passando direttamente per la via del cuore.
Eleonora Bagarotti