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Venerdì 26 Novembre 2004 - Libertà

L'enigma dell'origine di S.Giustina

Convegno all'Auditorium della Fondazione con Racine, Ponzini e la Soldi Rondinini. Studiosi divisi: la patrona è di Antiochia o di Padova?

S. Giustina, compatrona di Piacenza: originaria di Padova o forse di Antiochia, o forse ancora un caso di sdoppiamento "biografico" che nasconderebbe un'unica identità. Ieri pomeriggio in Fondazione, all'incontro di presentazione degli atti del convegno organizzato nel 2001, a mille anni dalla traslazione dei resti della santa, sono emersi i tanti dubbi nei quali resta tuttora avvolta la vicenda della martire protettrice di Piacenza. Tanto che Gigliola Soldi Rondinini, dell'università di Milano, curatrice del volume degli atti, ha sollecitato i piacentini a promuovere un ulteriore convegno di studi su santa Giustina di Antiochia (secondo la storica il culto nella nostra città si riferisce solo alla martire antiochena) per chiarire una volta per tutte la figura della patrona. Forse entro la fine dell'anno, qualche certezza in più potrà intanto giungere - ha annunciato mons. Domenico Ponzini, direttore dell'ufficio beni culturali della Diocesi - dai risultati dell'analisi del Dna dei resti conservati a Piacenza. Esami che sta conducendo l'università Cattolica di Milano. "E' in corso una seconda analisi - ha precisato Ponzini - ma la prima avrebbe intanto stabilito che si tratta di ossa di una ragazza, probabilmente di origine orientale". Insieme alle spoglie della presunta Giustina, sarebbero state sepolte quelle di una donna adulta, che Ponzini ha ipotizzato possa essere Rufina, la matrona romana che avrebbe inumato nella capitale la salma della martire, uccisa a Nicomedia e trasportata a Roma via mare. Sulla stessa imbarcazione i marinai avrebbero deposto i resti di Cipriano, vescovo di Antiochia, decapitato con Giustina, che diversi anni prima lo aveva avvicinato al Cristianesimo. Infatti, un pagano si era innamorato della ragazza e per vincere il suo rifiuto era ricorso inutilmente alle arti magiche di Cipriano, ottenendo al contrario la conversione del mago. Una storia non immune da elementi leggendari e da topoi (luoghi comuni) propri della letteratura agiografica, ma che Ponzini ha invitato a leggere senza preconcetti: "I risultati delle analisi scientifiche sembrano confermare quanto riportato in quella che sembrerebbe una favola, ma non lo è". Ponzini ha evidenziato il permanere di elementi di perplessità, ma sulla vicenda della traslazione ha confermato la tesi che ne vede protagonista Giovanni Filagato, vescovo di Piacenza fino al 997, poi antipapa con il nome di Giovanni XVI. Le reliquie sarebbero state un dono da lui destinato ai piacentini. Per Ponzini infine S. Giustina di Padova e S. Giustina di Antiochia sarebbero la stessa persona. Di tutt'altro parere Gigliola Soldi che ha inoltre sottolineato come nella vita e nel culto di Giustina di Antiochia, decapitata presso il fiume Gallo, sia presente un legame con l'elemento acqua. I primi miracoli, ad esempio, sarebbero stati compiuti sulle rive del Taro e del Po. Per la storica, andrebbero approfonditi i rapporti tra il monastero bresciano di S. Giulia, che a Piacenza controllava il porto sul Po, e la devozione a Giustina. Pierre Racine, docente emerito dell'Università di Strasburgo, ha indicato una risposta ad un'altra dibattuta questione: cioè se i documenti agiografici (redatti per conservare e diffondere la memoria delle virtù di un santo) possano o meno essere considerati documenti storici. Lo studioso, dopo averne analizzato la finalità e le caratteristiche, ha concluso come si tratti di materiale da non sottovalutare, ma che vada comunque inserito nel contesto di provenienza.

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