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Domenica 12 Giugno 2005 - Libertà

Stravinskij, storia attuale tra angeli e diavoli

Successo per "Histoire du soldat" messa in scena in Fondazione dagli allievi del Nicolini

"La musica mi si è qualche volta presentata in sogno. Fu durante la composizione dell'Histoire du soldat e fui sorpreso e felice del risultato. Non solo la musica mi apparve, ma anche la persona che la suonava era presente nel sogno. Una giovane zingara seduta sul ciglio della strada aveva in grembo un bambino e per intrattenerlo suonava il violino. Il bambino era molto entusiasta di quella musica e l'applaudiva con le manine". Scrive Igor Stravinsky in una lettera a Robert Craft. L'Histoire du soldat venne scritta nel 1918 nella tranquilla Svizzera dove l'autore si era rifugiato dopo lo scoppio della Grande Guerra. Non era certo un anno in cui poter pensare a costose messe in scena, per questo motivo Stravinskij, lo scrittore Charles Ferdinand Ramuz e il pittore René Auberjonois pensarono ad una sorta di teatro ambulante, uno spettacolo che potesse essere trasportato facilmente in varie località, in cui i mezzi scenografici e musicali fossero ridotti al minimo. L'essenzialità di questa singolare opera, un insieme di fiaba, gioco, sogno, teatro, è stata messa in scena dai ragazzi del conservatorio Nicolini all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un allestimento interessante, filtrato attraverso una lettura contemporanea che utilizza linguaggi di comunicazione dei giovani di oggi. Emblematiche in questo senso le scenografie video di Simone Varano che attingono la loro origine dai fumetti giapponesi o da video utilizzati a commento di musica elettronica o da discoteca. Sullo sfondo scorrono immagini girate a Piacenza (si riconoscono Palazzo Farnese, l'argine del Po e il Corso), fotogrammi carichi di colore che trasfigurano la realtà, video che suggestionano lo spettatore mentre assiste ancora una volta ad una nuova rivisitazione del mito di Faust. Sì, perché l'Histoire du soldat ripropone il tema universale del Bene e del Male affrontato con le armi dell'ironia e della parodia. Parole, musica e gesto per una narrazione che vede l'ingenuo soldato (Leonardo Ghizzoni) nell'atto di vendere il suo violino (la sua anima) al diavolo (Shima Taiki) in cambio delle ricchezze smodate assicurate da un prodigioso libro che prevede i cambi di borsa; in seguito, gettate le ricchezze e riavuto il violino-anima, l'eroe si lancia nell'impresa di salvare una principessa (Ana Spasic) dal suo profondo stato di depressione; ottenuto l'amore, vuole tornare al paese d'origine con la sua sposa, ma "Una felicità è tutta la felicità: due felicità è come se non esistessero". La narratrice ("la diavolessa" Michela Venturini) conduce la trama insieme al commento sonoro della piccola orchestra, diretta da Luciano Caggiati, composta da sette strumentisti: il clarinettista Luca Rossi, il fagottista Giuseppe Brancaccio, il trombettista Takayuki Kiryu, il trombonista Alfredo Migliavacca, il batterista Luca Mezzadri, la violinista Rita Mascagna e il contrabbassista Claudio Schiavi, tutti allievi dei corsi biennali di perfezionamento al "Nicolini". La musica che accompagna la vicenda rimescola echi di canzonette, marce militari, balli di sala, tango, valzer, ragtime, corali luterani, in un clima ora graffiante, ora dolce, quasi sempre velato di tristezza, come si addice a una meditazione sull'amaro destino dell'uomo. Anche per gli strumentisti si tratta di una prova impegnativa che li vede tutti solisti in un tessuto sonoro trasparente, ma timbricamente aspro, ritmicamente "cubista", senza concessioni al belcanto. Una produzione stimolante questa Histoire du soldat che, sotto la regia di Sonia Grandis, la coreografia di Laura Valli e la direzione musicale di Luciano Caggiati (tutti docenti al "Nicolini"), prosegue la ricerca nel teatro del Novecento, spronando i giovani a riflettere e a confrontarsi sulla storia e la sperimentazione musicale moderna, facendo anche un'opera di ricerca su se stessi attraverso il linguaggio del corpo e quello musicale.

Sabrina Silan

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